In questo numero di Lainate Notizie si dà conto del Piano per il diritto allo studio 2022-23, che si concretizza in un investimento di oltre un milione di euro per le nostre scuole pubbliche: materne, primarie e secondarie di primo grado. Un impegno considerevole col quale il Comune sostiene la scuola, contribuendo al suo funzionamento e mettendo a disposizione risorse economiche indispensabili a raggiungere gli obiettivi educativi alla base dell’attività scolastica. L’impiego di tali risorse è concordato col corpo docente: le attività così finanziate si collocano a pieno titolo nella programmazione, e costituiscono un’importante integrazione dell’offerta didattica.
Ma a quale scuola pensiamo? Quale crediamo sia lo scopo dell’educazione? In questo periodo si discute molto sul “merito” e se ne parla in termini di “favorevoli o contrari”, di “positivo o negativo”. Restando così alla superficie della questione.
Merito deriva dal latino meritum, da merere, che significa “essere degno di lode e di premio”.
A nostro parere “merito” non è una brutta parola, a patto che non definisca lo scopo dell’azione educativa, a condizione quindi che si coniughi con “impegno” e con “uguaglianza”. Non crediamo che merito e uguaglianza – intesa come uguaglianza di opportunità, parità di condizioni che favoriscono l’apprendimento – siano in conflitto. Devono essere alleati, in ogni processo educativo, tanto più nella scuola dell’età evolutiva, cioè quella in cui si pongono le basi del sapere e della persona. Pensiamo a una scuola per crescere e per apprendere, inclusiva, accogliente, performante.
Crediamo che sia più adatta alla scuola dell’età evolutiva la parola “impegno”, come qualità che ci sostiene nelle nostre scelte, come caratteristica che ci indirizza, ci dà forza e autostima. Ci piace pensare a una scuola in cui i nostri bambini sono trattati prima di tutto per il loro impegno, ognuno secondo le proprie capacità, caratteristiche, sogni, talenti. Il merito – che pensiamo vada espresso – in una scuola così rappresenta l’espressione formale e convenzionale, non sostanziale dell’educazione.